Con il maltempo tutto è più facile.
Dopo aver passato momenti tachicardici e con infiniti dubbi, non ho demorso e anzi ho fatto progressi! In pochissimi giorno ho creduto di aver già scoperto il bello, tra le altre cose, del lavorare in spiaggia: il maltempo! Un iter comunissimo che è andato avanti tutta l’estate è stato: mattina tranquilla, con sole caldo, mare calmissimo, gente allegra e pomeriggio di colpo con nuvoloni, vento da Bora che un attimo dopo il suo arrivo porta goccioloni d’acqua pungenti, onde del mare che iniziano a ballare, movimento di gente impaurita che scappa dalla spiaggia, poche persone “coraggiose” e molto incoscienti che non si fanno fermare dal cielo quasi da apocalisse. Tutto ciò porta al momento della bandiera rossa.
Iter classico, questo, tipico da calma prima della tempesta, il che è successo anche in questa giornata. Forse limitandosi a nuvoloni e molto vento, ma devo ammettere che vedere la gente che letteralmente si mette a correre raccogliendo il più velocemente possibile le proprie cose è davvero uno spasso! Mi dispiace per loro, ma io mi sono divertita un sacco!
E qui si passa al lato negativo del maltempo: di conseguenza, ci si ritrova con la spiaggia praticamente vuota in un’atmosfera che sembra la fine dell’estate, e dalle due chiacchiere con il villeggiante si passa in un attimo alla passeggiata lungo il bagnasciuga per non annoiarsi troppo stando in torretta (ed evitare anche di prendersi più freddo, e quindi qualche malanno), o alla sistemazione della torretta e del borsone in una calma pari a quella dei bradipi, o alle due chiacchiere con i colleghi delle torrette a fianco. Questo a seconda della spiaggia: a Levante si chiudeva tutto (tranne il pattìno possibilmente) e ci si rintanava in cabina, mentre a Ponente questo era possibile fare solo in caso di “estrema apocalisse”. Due spiagge, due mondi.
Certo, dipende dai punti di vista: io, ad esempio, da misantropa quale sono ho adorato questi momenti di solitudine. Un po’ meno a fine stagione, ma questa è un’altra storia.